WP 1 – Selezione dei casi studio, valutazione dello stato di conservazione e definizione degli indici di degrado

Nell’ambito del progetto di studio e ricerca CRATI è stato selezionato come caso studio la Chiesa di San Domenico, e nello specifico il suo portale. La chiesa fa parte di un  complesso monastico ubicato al centro storico di Cosenza e costituisce un monumento di elevato valore artistico e culturale essendo tra i più antichi ed importanti insediamenti Domenicani in Calabria.

Introduzione storico artistica

I Domenicani si stabilirono in maniera permanente a Cosenza fin dal 1447 per volere di Antonio Sanseverino, avviando nel 1449 la costruzione dell’edificio chiesastico, consacrato nel 1468. Successivamente, nel 1477 si diede inizio ai lavori del Convento che si protrarranno fino al 1590 quando la costruzione dell’intero complesso, comprendente  i dormitori ed una biblioteca, doveva essere conclusa.  Nel corso del XVII­­I secolo, l’intero complesso subì una radicale trasformazione che modificò l’aspetto della Chiesa e del convento quattrocentesco assumendo caratteristiche barocche. Nel tempo la struttura conventuale raccolse ancora una serie di stratificazioni stilistiche e costruttive, e solo nel 1950, durante i restauri del Martelli, furono riportate alla luce una parte delle vestigia quattrocentesche. Il nucleo principale della fabbrica è costituito dall’edificio chiesastico che rispecchia le caratteristiche tipologiche degli ordini mendicanti ad aula unica rettangolare coperta da un soffitto ligneo e concluso da un coro quadrangolare, coperto da una volta costolonata. Il prospetto principale è caratterizzato da un grande rosone di tipo tradizionale a raggi con caratteri flamboyant ed archetti perimetrali a controcurva, mentre nella parte inferiore la facciata ospita il grande portale d’ingresso ed un protiro con arco acuto e cornice esterna a dentelli, probabilmente  risalente al periodo di  costruzione del convento. Ai lati di questo elemento centrale sono addossati due corpi sporgenti, caratterizzati da timpano e paraste, che corrispondono all’interno a due cappelle, coperte da  volte  a vela e illuminate da due aperture circolari. La datazione relativa alla costruzione delle cappelle è basata sia sull’analisi comparativa degli elementi stilistici costitutivi  di carattere cinquecentesco, sia sulla base di un documento raffigurante una “veduta” di Cosenza del 1589 , in cui vengono raffigurati con dovizia di particolari i principali monumenti della città, e dalla quale si evince l’assenza di tali elementi compositivi di prospetto[1].

Nel documento del 1859, raffigurante una veduta di Cosenza risalente al 1589 e custodito presso la Biblioteca Angelica di Roma non si riscontra la presenza delle due cappelle laterali.

Il caso studio: il portale d’ingresso principale

Nell’ambito del progetto di ricerca un elemento fondamentale è la verifica “sul campo” dei dati relativi allo stato di conservazione del manufatto individuato. Il portale d’ingresso principale, riconducibile all’impianto originario del complesso conventuale dei Domenicani, è stato individuato come oggetto di studio specifico all’interno del monumento. Questo elemento architettonico ha caratteristiche tecniche e di localizzazione che permettono  la raccolta, lo studio e l’elaborazione di dati tecnico-scientifici necessari alla progettazione di interventi sia di restauro che manutentivi sulle superfici dell’intera chiesa. Inoltre i dati raccolti saranno impiegati per impiantare un cantiere-studio (WP 6) dove si testeranno metodologie di restauro e  prodotti appositamente selezionati.

Descrizione del portale

Il portale d’ingresso principale è realizzato con un arco a sesto acuto composto da larghi conci  a sezione trapezoidale, ad esclusione del concio di chiave di forma triangolare e dei conci d’imposta a sezione rettangolare, poggiante su pilastrini polistili. La pietra impiegata è una calcarenite, pietra calcarea a grana media, piuttosto tenera e di facile lavorazione, come confermato dai risultati delle analisi scientifiche effettuate su 11 campioni di pietra.

L’arco acuto è incorniciato da una  modanatura dal profilo geometrico articolato, che alterna fasce sagomate a tondino, listello e  gola rovescia. Sulle due parti laterali, un fascio di colonnine  si addossa al piano d’imposta del portale proseguendo fedelmente i motivi mistilinei della modanatura e dei capitelli.

  • Facciata della chiesa di San Domenico a Cosenza: in evidenza il Protiro ed il portale d’ingresso principale.

Mappatura delle forme di degrado

Per la mappatura delle forme di degrado ci si è avvalsi dell’Abaco dei Degradi messo a punto dalla Commissione UNI Beni Culturali NorMal [2]al fine di utilizzare tematismi e definizioni condivisi e trasmissibili.

2]al fine di utilizzare tematismi e definizioni condivisi e trasmissibili.

Tabella stratta dall’Abaco dei Degradi messo a punto dalla Commissione UNI Beni Culturali NorMal.

L’Abaco è strutturato partendo dalle “ Raccomandazioni Normal -1/88” che individua le forme di alterazione e di degradazione dei materiali lapidei, dove per alterazione si intende “una modificazione del materiale che non implica necessariamente un peggioramento delle sue caratteristiche sotto il profilo conservativo” mentre degradazione “implica sempre un peggioramento”. Viene poi fatta una sintetica ma esaustiva descrizione dell’alterazione/degrado, sono indicate le possibili cause, elemento fondamentale in caso di dati interpretabili in più modi e infine è attribuita una simbologia a ciascuna alterazione.

Per una lettura più immediata dei dati raccolti alla grafica NorMal è stato abbinato anche un diverso colore per ogni tematismo utilizzato.

Le osservazioni effettuate finora costituiscono un primo studio dello stato di conservazione del portale e dovranno essere approfondite attraverso un esame visivo e tattile ravvicinato, possibile solo con l’ausilio di un ponteggio, previsto nella successiva fase del progetto. I primi dati raccolti, attraverso una macroscopica analisi delle forme di degrado, sono stati graficizzati su immagine in bianco e nero del portale,  per un  numero complessivo di   tavole.

Immagine fotografica del portale d’ingresso, stampata su carta come base grafica  per una prima mappatura dello stato di conservazione.

Le principali forme di degrado rilevate:

  • Depositi superficiali: sull’intera superficie del portale si riscontra un accumulo di materiali estranei di varia natura (polvere, terriccio, ecc.) dovuti alla sua esposizione all’aperto, alla scabrosità della pietra ed alla sua esposizione in area urbana agli inquinanti atmosferici (prodotti di combustione dei derivati del petrolio, “particolato e polveri sottili” portate in sospensione nell’aria dai gas di scarico).
  • Crosta nera: ai piedi del portale in corrispondenza dei basamenti dei pilastrini polistili si riscontra la formazione di croste nere, fenomeno già rilevato in fase di osservazione preliminare e confermato dalle analisi scientifiche (campioni SD4/SD8-SD15)

Nelle aree corrispondenti ai campioni SD8/SD12/SD14 assieme alle croste nere si è rilevata anche la presenza di ossalati.

Particolare del basamento del pilastrino di sx: si osserva l’area carattizzata dalla formazione  di crosta nera, in evidenza l’immagine ingrandita di una porzione di materiale  degradato
  • Erosione: un fenomeno diffuso nella parte inferiore del portale è l’erosione di materiale lapideo superficiale dovuto  probabilmente a fenomeni di natura chimico-fisica. Tale tipo di degrado si manifesta, infatti, in maniera più accentuata, in corrispondenza delle aree interessata dal fenomeno delle croste nere.
  • Alterazione cromatica: distribuito su ampie aree,il fenomeno di alterazione delle caratteristiche di colore (tinta, chiarezza, saturazione) del materiale lapideo,  si concentra in particola modo nell’area di culmine dell’arco a sesto acuto e nella parte medio-bassa del portale.
  • Mancanze: Si tratta di piccole mancanze di materiale lapideo  che interrompono l’andamento delle linee geometriche del portale. Il fenomeno  è individuabile in maniera puntuale e si concentra particolarmente della parte bassa, dove si riscontra una frastagliata perdita di porzione di materiale lungo le colonnine e pietre basamentali.
  • Patina biologica: L’esposizione in esterno del portale e la presenza di una diffusa  alterazionie cromatica sulla superficie lascia supporre la presenza di una patina biologica sottile ed aderente al substrato, la cui natura è da approfondire, auspicabilmente con l’ausilio  di analisi scientifiche di tipo biologico.
Particolare del basamento del pilastrino di sx: si osserva una porzione di materiale mancante
  • Fratturazione: sempre in corrispondenza della parte bassa dei pilastrini del portale,  si individuano alcune importanti fratturazioni dei conci delle pietre basamentali.
Particolare del basamento del pilastrino di sx: si osserva la presenza di una fratturazione che corre lungo tutto il basamento .
  • TAV 1. Prima documentazione grafica di cantiere. Forme di degrado: Erosione e Alterazione cromatica

SCHEDE DI PRELIEVO 

Di pari passo con l’esame visivo delle forma di degrado sono state portate avanti analisi scientifiche su micro-prelievi di materiale lapideo: questa attività è stata condotta con i ricercatori dell’Università della Calabria, Dipartimento di Biologia Ecologia e Scienza della Terra, al fine di determinare le caratteristiche petrografiche del materiale costitutivo e caratterizzare i prodotti del degrado: i prelievi sono stati registrati su apposite schede con numerazione progressiva, localizzazione descrittiva e fotografica ed eventuali osservazioni.

Esempio di scheda di prelievo
  • SD1 - GRAFICI FT-IR CAMPIONI SAN DOMENICO
  • 1 - Foto microscopio ottico da petrografia

[1] Milella O., L’architettura dei domenicani ,Fa parte di: La Calabria nel Rinascimento : le arti nella storia / a cura di Simonetta Valtieri, Gangemi,2002.; de marco G.-Scamardì G., Corpus tipologico dei portali, Fa parte di: La Calabria nel Rinascimento : le arti nella storia / a cura di Simonetta Valtieri, Gangemi,2002..

[2] Raccomandazioni NorMal-1/88.Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei:lessico”. CNR-ICR 1990, Roma