WP 4 – Definizione modello HBIM

Premesse

Un modello BIM è lo sviluppo 3D di una struttura che, oltre a rappresentare la geometria e le relazioni spaziali delle sue parti, contiene le proprietà e le qualità che caratterizzano tutti i singoli elementi, come ad esempio finestre, pareti elementi di collegamento, elementi strutturali e impiantistici. Si tratta di una progettazione parametrica orientata agli oggetti/parti delle strutture. La sua utilità deriva dalla possibilità di guidare i processi decisionali di manutenzione durante il ciclo di vita della struttura, aggiungendo nuovi parametri come la stima dei costi e l’efficienza energetica e rendendo il BIM in realtà un modello n-dimensionale.

 

Più precisamente il BIM è una metodologia di lavoro che segue la vita di un bene, dalla sua creazione/progettazione, alla sua conclusione (fine ciclo di vita): progettazione, stima dei costi, messa in opera (cantiere), direzione lavori, gestione,

 

Fino a questo punto, parlare di BIM non è una novità. E’ del 2017 Decreto del Ministero MIT n. 560  del 01.12.2017, in attuazione dell’art. 23 , comma 13  del D.Lgs n. 50 più comunemente conosciuto come Decreto BIM che stabilisce le modalità di attuazione (http://www.mit.gov.it/sites/default/files/media/normativa/2018-01/Decreto%20Ministro%20MIT%20n.%20560%20del%201.12.2017.pdf. Tale decreto parla della progressiva introduzione, da parte delle stazioni appaltanti dell’obbligatorietà dei metodi elettronici specifici, quali quelli della modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere e relative verifiche.

 

L’applicazione di tale metodologia al settore dell’edilizia e delle infrastrutture è quindi normata ma non ha trovato ancora sistematica applicazione al settore del restauro.

 

Il progetto POR CRATI, che verte sull’applicazione di tecnologie e metodologie innovative nell’ambito del restauro, si prefigge anche l’obiettivo di sperimentare l’applicazione del metodo BIM al settore del restauro la cui peculiarità sta nell’inversione delle fasi di applicazione del metodo BIM.  Di fatto nel restauro si parte da un’opera esistente, il più delle volte, trasformata e modificata per la quale va ricostruito il processo creativo e laddove possibile, recuperato la morfologia originaria seppure nel rispetto delle stratificazioni storicizzate. Il modello Bim quindi deve contenere dati che consentano la ricostruzione di questo processo creativo per poi dare corso alla fase di progettazione che nel caso specifico del progetto POR CRATI, riguarda un intervento di restauro. Questo processo impone la digitalizzazione delle fasi progettuali ovvero l’ante operam (mappa del degrado), l’inter operam (la previsione degli interventi) e si conclude con la realizzazione vera e propria ovvero l’intervento di restauro (post operam).

Il modello BIM diventa HBIM ovvero historical building information model perché applicato ad un bene storico.

 

HBIM è quindi un’applicazione innovativa che non è stata codificata o normata ma che è necessaria per seguire il ciclo di vita del bene storico prevedendo interventi manutentivi/conservativi nel tempo. Il modello BIM si arricchisce di dati riferite alle fasi della diagnostica e quindi della identificazione dei materiali costitutivi, di dati storici riferiti a precedenti interventi e infine di dati riferiti all’intervento vero e proprio del restauro. Infine, Una piattaforma condivisa, accessibile con credenziali,  consente di archiviare e collegare al modello BIM, relazioni scientifiche, elaborati grafici, immagini fotografiche ante e post operam e relazioni consuntive sui risultati ottenuti.  

Ne deriva un prezioso documento in formato digitale e il modello HBIM elabroato nel formato IFC (standard internazionale) consente la condivisione dei dati senza essere legato ad un software proprietario.

La standardizzazione del formato di file International Foundation Class (IFC), sviluppato nel 1995 da buildingSMART® (International Alliance for Interoperability, IAI) garantisce l’interoperabilità tra software.

In sintesi HBIM è una metodologia basata sulla  integrazione di tecnologie che consente di ricostruire in ambiente tridimensionale parametrico un manufatto, di attribuirgli valori utili alla sua conservazione e valorizzazione  e al contempo vcfcccccccxd condividere su piattaforme collaborative, allegati tecnici e scientifici quali: elaborati grafici, relazioni, video, audio, fotografie, testi.

Il progetto POR CRATI si prefigge l’obiettivo di applicare la metodologia BIM ad un progetto di restauro e nel caso specifico al restauro del portale della Chiesa di San Domenico, parte di un complesso monastico ubicato al centro storico di Cosenza.

Le fasi della produzione del modello HBIM:

  • Ricerche storiche
  • Rilievo
  • Ricostruzione del modello tridimensionale parametrico con attribuzione di dati che consentano la ricostruzione del processo progettuale e dell’intervento esguito.
  • Attribuzione di valori relativi a: materiali costitutivi, dati storici, progetto di restauro.
  • Creazione di una piattaforma condivisa per la condivisione della documentazione di supporto (elaborati grafici, relazioni scientifiche (indagini diagnostiche, relazioni sugli interventi eseguiti e sugli esiti, ricerche storiche), e condivisione del supporto IFC tramite il quale è possibile esplorare il modello 3D con la sua geometria, le sue proprietà e i suoi allegati.

A seguire, alcune immagini desunte dal modello HBIM e dei parametri ad esso attribuiti.



Attribuzione di valori al modello HBIM: fase preparatoria – mappatura del degrado



  • PIATTAFORMA CONDIVISA – Archiviazione e condivisione della documentazione tramite piattaforma condivisa.
Architettura dell’archivio digitale.



INTERROGAZIONE  MODELLO HBIM  rispetto ai parametri geometrici e spaziali, costitutivi, mappatura del degrado



CONCLUSIONE

La progettazione in ambiente HBIM è uno strumento fondamentale per la conservazione del patrimonio storico artistico. Il progetto POR CRATI ha messo a punto un approccio metodologico  alla progettazione del restauro. La codifica di questa metodologia e la sua applicazione graduale ai processi di rilievo storico, di progettazione del restauro e di interventi, favorisce la condivisione dei risultati, delle tecniche e dei materiali utilizzati, la verifica nel tempo della loro efficacia, e soprattutto consente agli operatori di programmare interventi futuri di verifica e manutenzione ( conservazione programmata).

Una corretta attività di conservazione programmata evita interventi di restauro che, oltre a essere costosi, rappresentano sempre una  fase traumatica della vita del bene.

Una corretta digitalizzazione e archiviazione dei documenti inerenti la storia degli interventi eseguiti su un bene storico artistico è un dovere verso le future generazioni.

SYREMONT SPA